Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, dà vita a “Mia”, la Misura per l’inclusione che scalza il Reddito di cittadinanza per essere questo un sussidio da dover sostituire con una politica attiva. La logica cambia: le famiglie con nucleo numeroso che versano in difficoltà economiche meritano maggiore sostegno.
Mia avrà regole per una platea ridefinita e ne varieranno gli importi.
E’ uno stop, quello della titolare del Dicastero, all’assistenza permanente che ha causato 25 miliardi di costi in un triennio ed è responsabile del mancato aumento dell’occupazione e della mancata diminuzione della povertà. “Chi può lavorare deve essere messo in condizione di farlo e uscire quanto prima dalla misura”.
L’intento dell’Esecutivo Meloni e del suo ministro Calderone è correggere la stortura del Reddito di Cittadinanza, consistente in uno strumento che dava troppo al singolo, troppo poco ai nuclei familiari con figli a carico.
L’intervento sul punto debole del Reddito di Cittadinanza, che è la presa in carico (600mila persone che ricevono il sussidio non sono mai passate per un Centro per l’impiego), punta a rendere quanto prima possibile operativa la “Piattaforma digitale”, cui chi richiederà il nuovo sostegno dovrà necessariamente iscriversi, sottoscrivendo contestualmente il Patto di attivazione digitale. Sarà in quel momento che avverrà la presa in carico. Poi la meccanicità, vale a dire l’invio del soggetto iscritto in Piattaforma, ad opera del sistema, per l’appunto in automatico, al Centro per l’impiego o all’assistenza sociale dei Comuni e del Terzo settore (vasi comunicanti, questi).
La misura sostitutiva del RdC scatterà già quest’anno, dopo i sette mesi di proroga accordati ai beneficiari del Reddito di Cittadinanza con la legge di Bilancio 2023. Mia dovrebbe, quindi, poter essere chiesta da agosto; più realisticamente dal primo settembre (con modalità ancora non conosciute perché presenti nel decreto che Marina Calderone presenterà in Cdm).
Sostituisce, sì. Ma cos’è Mia?
Già da quest’anno Mia è lo strumento di politica attiva che sostituirà il Reddito di Cittadinanza intanto per risparmiare, nelle previsioni dell’Esecutivo Meloni, 2-3 miliardi l’anno rispetto ai 7-8 spesi per il Reddito di Cittadinanza.
Il decreto MLPS che conterrà la misura, il cui approdo in Consiglio dei ministri è atteso, non cambierà molto per i “non occupabili”, nella considerazione che un’inversione di questo aspetto deriverebbe solo da un intervento sulle politiche attive (che, certo, il Governo starà prevedendo).
Platea. Chi può chiedere Mia?
Alla Misura di inclusione attiva (percepita per un periodo inferiore al RdC) accederanno i “non occupabili” e gli “occupabili”. Nella prima platea rientrano le famiglie con almeno un minorenne, un anziano over 60 o un disabile; nella seconda (per la quale l’importo del sussidio sarà inferiore a quello del Reddito e della Misura prevista per le famiglie senza occupabili), i nuclei familiari con almeno una persona tra 18 e 60 anni.
Come per il Reddito, è scontato anche per Mia un tetto Isee che dia diritto al sussidio, che tuttavia dovrebbe passare da 9.360 euro a 7.200 euro, con buona pace di un terzo dei potenziali beneficiari. Bilancerà, comunque, la volontà di garantire maggiori risorse alle famiglie più numerose, correggendo la “scala di equivalenza” (che fa aumentare l’importo del sussidio in base al numero dei componenti il nucleo).
Va aggiunto che per le famiglie numerose l’Isee beneficerà dell’apporto fornito per i figli dall’AUU (Assegno Unico Universale).
Cambieranno gli importi?
L’importo base dovrebbe corrispondere a:
500 euro al mese per un single non occupabile (cifra eguale a quella prevista per il Reddito);
375 euro al mese per un single occupabile.
Facendo tesoro di quanto sperimentato con il Reddito di Cittadinanza, il Governo renderà impossibile ai beneficiari della misura classificati come “occupabili” rifiutare un’offerta di lavoro “congrua”, pena la perdita del sussidio. Un solo rifiuto sarà perciò sufficiente a negare il diritto a Mia. Per i nuclei con occupabili, il nuovo sostegno sociale avrà una durata massima di 12 mesi la prima volta che viene chiesta. Per la seconda domanda, la durata si dimezza; una terza domanda potrà essere presentata dopo una pausa di un anno e mezzo (il meccanismo vuole incentivare i percettori “occupabili” a cercare un lavoro).